sabato, Aprile 20, 2024

Al Lucca Film Festival il cinema vitale di Gaspar Noé

di Francesco Belliti

LUCCA – Si è aperta ieri sera la diciottesima edizione del Lucca Film Festival con la consegna del premio alla carriera al regista argentino Gaspar Noé, primo di tanti grandi ospiti che la rassegna accoglierà nei prossimi giorni. Una serata, dunque, subito all’insegna del grande cinema. Dal successo internazionale ottenuto con ‘Irreversible’ nel 2002, Noé si è imposto come uno degli autori più originali e coraggiosi degli ultimi anni, con la sua continua ed instancabile voglia di sperimentare e piegare il mezzo filmico alla sua visione narrativa.

Gaspar Noé riceve il premio alla carriera dal sindaco di Lucca Pardini (foto Giovanni Fedi)

‘Enter the Void’, ‘Love’, ‘Climax’: tutti titoli che rendono conto della natura vitale del suo cinema. Vitale nel senso più stretto del termine, nel suo svolgersi in un flusso pressoché ininterrotto ad imitazione dell’esperienza stessa dell’esistere; ma anche genuino, concreto, biologico nel restituire, in immagini, sensazioni fisiche e psichiche basilari del vivere umano. Il cinema di Noé non si preclude niente: indugia, osserva, segue senza stacchi e mette in scena il piacere, il dolore, il caos e la paura.

Una volta sul palco del Cinema Astra, il regista argentino viene accolto dagli applausi di una sala colma di persone, spinte anche dall’opportunità di vedere sul grande schermo il suo ultimo lungometraggio. ‘Vortex’, che, per chi conosce il suo cinema, può sembrare il suo film meno estremo, è in realtà un altro arditissimo racconto che cattura ancor prima di essere visto. Il motivo più banale sta nel fatto che l’attore protagonista altri non è che Dario Argento, per la prima volta dall’altra parte della macchina da presa.

“Quando ho dovuto trovare un interprete per il personaggio ho pensato subito a Dario – ha rivelato Noé al pubblico – Il suo carisma era proprio quello che serviva al mio film, inoltre parla molto bene il francese. Sapevo però che in quel periodo avrebbe dovuto iniziare a girare ‘Occhiali neri’: è stata sua figlia Asia a chiamarmi per dirmi che le riprese erano slittate di due mesi e allora mi sono presentato a casa sua per proporglielo. Gli ho portato un dvd di ‘Love’, un mio film che lui non aveva ancora visto, e ci siamo messi subito a vederlo. Forse non è stata una buona idea visto che, dopo tutte quelle scene di sesso esplicito e avergli fatto leggere il mio copione di sole dieci pagine, lo vidi un po’ perplesso. Alla fine, però, sono riuscito a convincerlo”.  

Il soggetto, ispirato alla storia familiare di Noé, è dominato dalla vita di una coppia anziana (Argento e l’attrice francese Françoise Lebrun): lui è un critico cinematografico con seri problemi cardiaci e lei una psichiatra in pensione che inizia a mostrare i primi evidenti segni della demenza. Hanno un figlio, Stéphane (Alex Lutz), con un passato da tossicodipendente e non perfettamente in grado di prendersi cura di loro. L’ingresso della malattia nella quotidianità dei due coniugi viene comunicato tramite l’uso dello “split screen” che, da qui fino alla fine, separerà marito e moglie in due inquadrature distinte, anche quando si ritroveranno vicini o si toccheranno. Una metafora potente e cinica della distruzione che la vecchiaia porta con sé.

Il film è dedicato, in apertura, “a coloro il cui cervello si decomporrà prima del cuore”. Un altro bellissimo manifesto del cinema di Gaspar Noé che il Lucca Film Festival ha esposto nel luogo che merita: su un grande schermo.    

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