venerdì, Marzo 29, 2024

Associazioni di volontariato pistoiesi: le falle dell’emergenza profughi

di Pietro Massaini

PISTOIA – La crisi umanitaria e migratoria che da anni è al centro del dibattito pubblico si sfaccetta sempre di più, e proprio nei giorni in cui si ricorda il collasso del Muro di Berlino, poco più a est il presidente bielorusso Alexander Lukashenko torna a far parlare di migranti, di debolezza istituzionale, portando la riflessione su cosa significhi essere europei, sul perché si continuino ad alzare muri proprio mentre si ricorda con orgoglio il loro abbattimento. Nel frattempo, il fondale del Mediterraneo si fa sempre più ossario.

Da sx: Mauro Matteucci, Antonio Vermigli, Patrizia Carradori, Paolo Carrara

In questa cornice si inserisce l’appello della fondazione ‘Un Raggio di Luce’, della ‘Rete Radiè Resh’ di Quarrata, della ‘Casa della Solidarietà’ di Quarrata. In anni in cui lo scollamento fra la classe dirigente e l’elettorato è sempre più evidente, in cui il ruolo nazionale nel complesso panorama geopolitico mondiale appare ridimensionato, si può provare un senso di impotenza di fronte a una crisi umanitaria di questa portata. La difficoltà scoraggia, e la profonda sofferenza fa voltare lo sguardo. La quotidianità spesso è più che sufficiente a saturare la disponibilità personale a relazionarsi al problematico, al dolore.

Ecco che quindi l’appello di parte dell’associazionismo pistoiese e della società civile serve da monito. Secondo i dati di Unhcr (United Nations High Commissioner for Refugees), la stima di scomparsi e morti nel Mediterraneo dal 2014 al 2020 è circa 20.550. E mentre le acque inghiottono vite umane, si assiste al finanziamento della guardia costiera libica, ai campi di concentramento in cui i migranti sono vittime di violenze, miserabili atrocità, sfruttamento.

Possiamo fare qualcosa? La domanda che ciascuno di noi dovrebbe farsi è martellante, frustrante. La prima risposta data in questo appello è: “restiamo umani”, citando Vittorio Arrigoni.

Aiutare è una scelta profonda. Richiede costanza, coinvolgimento, impegno. Aiutare non è da tutti, specie chi ha particolarmente bisogno. Accantoniamo gli interessi nel lavoro a basso costo, nello sfruttamento di materie prime, nel mantenimento di un ordine politico preciso. Sorvoliamo sulla politicizzazione, sul fallimento dei modelli di accoglienza. Concentriamoci invece sulle vite che migrano, cercano un sogno, scappano dalla morte e dalla fame, aspirano a una vita migliore. Ecco, forse discutendo, approfondendo le fonti e interrogandoci, possiamo essere in grado di elaborare, anche nel nostro piccolo, modelli di accoglienza e di aiuto più efficaci, più umani. Non tanto per risolvere il problema su scala globale, ma piuttosto per restituire a chi ci viene incontro la dignità e il valore umano persi.

In Italia, secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 sono sbarcate più di 180 mila persone, nel 2017 quasi 120 mila, nel 2018 più di 23 mila, nel 2019 più di 11 mila, nel 2020 più di 34 mila, nel 2021, con dati aggiornati al 12 novembre, quasi 58 mila. I numeri sono importanti, ma ogni numero ha un volto, una storia, un’aspirazione, affetti e valori da proteggere e custodire, ma soprattutto voglia, bisogno disperato di vivere.

Ad approfondire il tema, giovedì 2 dicembre 2021 alle 18:30 presso la sala soci Coop, le associazioni che abbiamo ricordate hanno organizzato un dibattito con relatori don Mattia Ferrari, giovane cappellano impegnato direttamente con la Ong Mediterranea per l’aiuto dei migranti in mare, e Nello Scavo, reporter internazionale, cronista giudiziario, corrispondente di guerra.

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