giovedì, Maggio 9, 2024

“Beauty and Desire”, scatti d’artista in mostra al Museo del Novecento

FIRENZE – “Bellezza e Desiderio”, o meglio, come recita il titolo della mostra fotografica per il popolo internazionale, “Beauty and Desire” rimarrà aperta fino al 14 febbraio 2024 al Museo Novecento, dal cui ingresso possiamo vedere, al di là della piazza, la stupenda facciata della basilica di Santa Maria Novella ricoperta con i “classici” marmi bianchi e verdi e completata grazie al disegno di Leon Battista Alberti, architetto di fiducia di Giovanni di Paolo Rucellai.

Beauty and Desire esprime bene questo confronto tra gli “scatti” fotografici in bianco e nero di Robert Mapplethorpe, quelli di Wilhelm von Gloeden e una selezione di stampe dell’Archivio Alinari.

I tre fratelli, operando dal 1852 con il mezzo fotografico, ricavarono immagini che diventeranno inedite illustrazioni che contribuiranno alla comunicazione e anche a far conoscere i musei da quelli Vaticani al Louvre, passando per i non pochi e così detti minori, e le importanti opere d’arte in essi contenute.

Wilhelm von Gloeden, “Tripolitana”, una delle foto d’artista in mostra al Museo del Novecento (fotografie di Andrea Dami)

L’artista Robert Mapplethorpe torna a Firenze dopo quarant’anni da quando nel 1983 fu realizzata una sua mostra al Palazzo delle Cento Finestre e nel 2009 alla Galleria dell’Accademia, grazie al curatore Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, coadiuvato da Eva Francioli e Muriel Prandato, con un progetto organizzato dalla Robert Mapplethorpe Foundation e della Fondazione Alinari per la Fotografia.

Bisogna ricordare anche che Mapplethorpe agli inizi degli anni Ottanta arrivò in Italia e, oltre a confrontarsi con il paesaggio di Napoli, vide probabilmente per la prima volta le fotografie di von Gloeden, grazie soprattutto al celebre gallerista Lucio Amelio, che del fotografo tedesco era collezionista, e dove l’artista newyorkese espose nel 1984, un anno dopo la mostra di Firenze. Fotografie che mostrarono un intenso abbinamento di elementi formali e contenuti soggettivi trasversali e liberi da ogni conformismo, “in cui ad affiorare erano le continue metamorfosi tra spirito apollineo – come è stato scritto – e sensualità dionisiaca, tra gli archetipi figurativi del mondo classico e l’iconografia del mondo cattolico”.

Un momento dell’incontro per l’inaugurazione della mostra

Ecco che Beauty and Desire, la seconda grande mostra che il museo fiorentino dedica alla fotografia, una tecnica o, se preferite, una pratica che ha rivoluzionato la storia dell’arte a partire dall’Ottocento, è ospitata negli spazi espositivi al primo e al secondo piano dell’antico Spedale delle Leopoldine, sede del museo.

Possiamo così ammirare un nucleo consistente di opere di Mapplethorpe, che mettono in luce l’intensa produzione artistica, sottolineando il legame della sua ricerca con la classicità, nonché il suo approccio scultoreo al mezzo fotografico, reso evidente tanto nello studio del nudo maschile e femminile, quanto nella natura morta, equiparando i corpi agli oggetti secondo una visione e una sensibilità di scultore.

I curatori Risaliti, Francioli e Prandato hanno voluto mettere a confronto il lavoro di Robert Mapplethorpe, nato a New York il 4 novembre del 1946 (ci ha lasciato quarantatré anni dopo a Boston il 9 marzo del 1989) con alcune immagini del barone Wilhelm von Gloeden, nato a Wismar (Germania) nel 1856 (morto a Taormina nel 1931), molto attivo nel nostro paese e considerato un pioniere nel mettere “in scena” il soggetto come un regista che prevede fin dall’inizio come dovrà risultare, secondo l’idea, l’opera finale, divenendo anche punto di riferimento per alcune fotografie di Mapplethorpe.

Visitatori della mostra

Uno dei tratti distintivi delle atmosfere che animano le composizioni di von Gloeden è proprio il richiamo al passato, concepito quale inesauribile bacino di soggetti e suggestioni: un segno stilistico unico, che lo rende ancora oggi un’icona.

Certo non potevano mancare in questa occasione alcune fotografie risalenti alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, provenienti dagli Archivi Alinari che sono uno dei giacimenti fotografici più grandi e antichi al mondo, contano ben oltre cinque milioni di pezzi, numerosi dei quali unici, databili dal 1841 ai nostri giorni, raccolti in centinaia tra archivi e collezioni di grande rilevanza per la storia della fotografia e non solo italiana.

Una storia che cominciò proprio qui a Firenze quando Leopoldo Alinari iniziò nel 1852 la sua attività e fondò il suo primo laboratorio fotografico, dando vita, insieme ai fratelli Giuseppe e Romualdo, alla ditta “Fratelli Alinari”. Dopo poco più di dieci anni crearono il più antico stabilimento fotografico del mondo (nel palazzo in via Nazionale, oggi Largo Alinari), che per oltre 150 anni è stato la sede della ditta e nel quale si è formato il ricchissimo patrimonio fotografico storico artistico e architettonico italiano, che comprende anche le collezioni dei musei e il paesaggio del nostro paese, diffondendo la cultura e l’arte italiana in tutto il mondo e giunto fino a noi.

Mapplethorpe, “Jack Walls”

Per cui ricordiamoci che questo straordinario patrimonio culturale e questa mostra Beauty and Desire, chiariscono “come quel passato abbia continuato a interagire con la contemporaneità – come ha affermato Giorgio van Straten, presidente della Fondazione Alinari per la Fotografia –. Uno stimolo per noi oggi a costruire nuove occasioni di dialogo fra la fotografia storica e gli artisti del presente”.

Infatti la produzione artistica di Robert Mapplethorpe qui è suddivisa per sezioni tematiche, grazie alle quali è possibile focalizzare l’attenzione sul rapporto tra l’artista newyorkese e l’antico, grazie sia alle fotografie realizzate dagli Alinari che presentavano le sculture di Michelangelo Buonarroti, alle quali l’americano si ispirò, cogliendo il senso estetico di quelle pose che mostravano le masse muscolari pronte a scattare, sia per la passione che aveva per i maestri che lo avevano preceduto come il tedesco von Gloeden, giustamente messo a “confronto”.

I soggetti, le pose, le atmosfere sospese delle composizioni, così studiate e ponderate nella messa in scena in studio, ci guidano alla scoperta di un’idea non convenzionale di bellezza e di eros, di quella che potremmo definire una sessualità spiritualizzata al limite dell’arte per l’arte, sopprimendo ogni falso moralismo, costringendoci a una osservazione frontale, iconica, dei corpi e dei sessi esibiti come oggetti, e al tempo stesso trasfigurando questi ‘oggetti’ in forme pure, con un gioco di contrasti pittorici e plastici, di posture e inquadrature, che suggeriscono immediatamente una matrice precedente, un modello dell’antichità greco-romana e del passato rinascimentale.

Wilhelm von Gloeden, “Caino”

I lavori di Robert Mapplethorpe possiamo dire che sono uno “specchio” sul reale da cui, come è stato detto: “dipende la sua potenza prevaricatrice e perturbante”, perché è riuscito a trasformare ogni suo soggetto, che sia un corpo, un volto, o un fiore, in una forma purissima di arte da cui è stato delegittimato ogni possibile giudizio morale, riuscendo così a restituire lo statuto di “opera” e il riconoscimento pieno della pratica fotografica come arte assoluta.

Beauty and Desire è un progetto che “conferma la volontà del Museo Novecento di essere ponte tra la fotografia agli albori del novecento e l’arte contemporanea – ha sottolineato Sergio Risaliti –, così come tra istituzioni fiorentine e internazionali come quella della Fondazione Alinari per la Fotografia e della Fondazione Mapplethorpe, i cui curatori si sono posti di gettare nuova luce sulla complessa articolazione della ricerca di Mapplethorpe, a partire da un inedito accostamento con le fotografie di von Gloeden. Un confronto evocativo e a tratti puntuale, che rivela il ricorrere di temi comuni: motivi che attraversano il tempo e giungono fino a noi, ponendosi come spunti di riflessione sull’attualità, soprattutto su come arte, morale, religiosità e spiritualità cambino e si evolvano nella loro reciproca relazione.

Auguro a tutti una buona osservazione.

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