giovedì, Aprile 18, 2024

Elezioni 2022. Fratoni: “Pistoia deve uscire dall’isolamento e l’autosufficienza”

di Marcello Paris

PISTOIAFederica Fratoni cercherà di far tornare il centro sinistra alla guida dell’Amministrazione comunale. Compito non facile per la candidata sindaca del Pd e della coalizione di centrosinistra.

Federica Fratoni

Una campagna elettorale fatta quartiere per quartiere, paese per paese per far conoscere i 30 punti del programma, che sono la sintesi di tutta una serie di “tavoli” preparatori.

Prima di entrare nel dettaglio dei singoli argomenti, qual è la Pistoia del futuro per Federica Fratoni?

“È una Pistoia profondamente diversa da quella che stiamo vivendo, una città seduta che sta attraversando una fase di arretratezza rispetto anche alle sfide che in un momento così difficile abbiamo di fronte: la pandemia prima, la guerra in Ucraina ora, che mettono a dura prova famiglie e imprese ma anche opportunità straordinarie con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che anticipa i fondi strutturali che arriveranno, diversamente dai tagli del passato. Basta essere in grado di fare progetti e proposte. Tradotto, una città sostenibile, connessa e che sia europea”.

Parliamo di mobilità urbana e infrastrutture. Vede criticità da risolvere nel trasporto urbano e nell’ambito del comune più in generale. Quali infrastrutture realizzabili in tempi medio brevi sono necessarie.

“Questa Amministrazione ha avuto in eredità un piano della mobilità che ha tenuto in un cassetto. Non si è nemmeno posta di risolvere le criticità che ci sono. Quindi quel piano va ritirato fuori, va attualizzato con un approccio di visione complessiva, dare graduale attuazione collegando le zone più periferiche al centro cittadino e con le grandi ciclovie come quella del “sole” (strada ciclabile italiana del progetto europeo Eurovelo 7) per la quale esistono molti finanziamenti e che toccherà anche la nostra città”.

Ma se si dovesse esemplificare una criticità più evidente?

“Quella che ritengo più urgente sulla quale il comune non ha fatto niente è la via Montalese per la sua pericolosità e che ha registrato ben 15 incidenti mortali negli ultimi anni. Poi ci sono i nodi come quello della chiusura a nord con un anello che va individuata in modo sostenibile ma che ora scarica tutto il traffico in via di Bigiano dove, fra l’altro, vedo un cantiere ben poco comprensibile con marciapiedi minuscoli senza dare soluzioni. Per non parlare poi di viale Adua, via d’Acquisto intorno al superstore del Conad. Insomma assicurare una fluidificazione del traffico alla città”.

Giani con Fratoni e Nardella

A proposito di mobilità, si è parlato di area metropolitana vasta che però in gran parte è solo un’entità geografica perché l’Area metropolitana di Firenze guarda più a Prato ed Empoli che Pistoia. E qui si potrebbe parlare anche di tramvia leggera che nei progetti si ferma a Prato.

“Immaginare un tram che da Santa Maria Novella arrivi a Pistoia è una soluzione non praticabile perché, tra l’altro, non sarebbe utilizzata dai pistoiesi. Ci sono invece delle interconnessioni che vanno realizzate. Ho fatto in questi giorni il punto con l’assessore Baccelli (assessore regionale ai trasporti, ndr) che oltre al raddoppio della ferrovia, che certamente porta dei benefici, raggiungere Firenze in treno in mezz’ora sarà possibile in un periodo ragionevole, perché ripartiranno a settembre i lavori della stazione Foster in sotterranea in viale Belfiore, che libererà i binari in superficie a vantaggio dei treni regionali aumentandone la frequenza e i tempi di percorrenza. In questo senso l’estensione della rete tranviaria di Firenze fino a Firenze Castello e Sesto Fiorentino consentirà una intermodalità fra queste due località e Firenze prendendo la tramvia, ad esempio, per il Polo universitario o Careggi”.

Come immagina i rapporti con i comuni limitrofi?

“In questo momento questo rapporto non c’è. Basta vedere come è stata gestita la vicenda dei multiservizi (servizi idrici e ambientali); prima ci si dichiara contrari poi si va alla conferenza stampa senza che ci sia stato né un dibattito in un luogo istituzionale della città né un rapporto di alleanze e sinergie a partire da Comune di Prato. Noi siamo nella multiservizi con Empoli ma se consideriamo che Firenze avrà il 38 (di quote) e Prato il 17, se non si fanno delle strategie restiamo tagliati fuori da tutto. Perciò le relazioni sono fondamentali”.

Nella società multiservizi ci sono i rifiuti e non possiamo non parlare del Dano che nei piani della Regione in quell’area si dovrebbe smaltire il cartone ma che trova l’opposizione dell’attuale maggioranza.

“In realtà, per essere corretti, la Regione non ha previsto nulla. Il Comune ha chiesto, a dicembre, ad Alia una riconversione funzionale di quel sito ed Alia ha proposto un piano Ato di Toscana centrale e attraverso i fondi del Pnrr, per Pistoia, visto che il Dano ha prodotto nel tempo anche un impatto importante, ha previsto un impianto, una piattaforma di raccolta della carta per realizzare una filiera corta che consisterebbe nella raccolta domestica di carta differenziata da inviare al distretto cartario di Lucca. Un impianto per niente impattante che produce posti di lavoro e che riqualifica una zona con 15 milioni di euro. Mentre l’Amministrazione cambia idea ogni giorno, prima ci vuole fare un giardino poi il data center ora siamo al bio digestore anaerobico, che secondo me non sanno di cosa parlano perché in un digestore anaerobico oltre agli sfalci verdi ci va portato anche il biologico. Quello che io non voglio è che il Dano diventi un’altra ferita di questa città perché fra un anno quell’impianto cesserà di esistere e se si vuole dare un’altra destinazione ha bisogno di essere bonificato e ci vogliono molti soldi, io preferisco parlare di progetti praticabili, sostenibili che vanno, appunto, nell’ottica del recupero della materia, che creano occupazione e bonificano l’area”.

Per quanto detto, mi sembra di capire che esclude il progetto del Centro Dati (Meta Data Center) presentato da Cna e Ordine architetti.

“Non la escludo, però quella è una proposta visionaria e affascinante che intercetta un’esigenza del momento, ma per le aziende sul digitale c’è da lavorare. A Cna e Ordine degli architetti ho detto che queste strutture si fanno partendo dal privato che si propone per realizzarle. Non è un’opera pubblica, il Comune può mettere a disposizione l’area, il terreno, per un servizio alle aziende ma deve essere il privato ad intervenire”.

Parlando di rifiuti, un altro tema importante è la raccolta differenziata visto che siamo abbastanza indietro rispetto ad altre città della stessa Toscana. E qui introduco anche il tema tributi locali. C’è qualcosa da cambiare nel rapporto con i cittadini.

“Intanto ci vuole trasparenza. A breve avremo un aumento della Tari che per Pistoia si aggira sul 15%, perché questa Amministrazione invece di farsi carico delle scelte che ha preso, ad esempio far pagare i tagli dell’erba nella. Ora che si arriva alla scadenza elettorale mi dicono che entro la fine di maggio dovrebbe essere portato in Consiglio l’approvazione del Pef (Piano economico finanziario), quindi le tariffe del 2022. Poi nel 2023 avremo un altro aumento legato alla scelta, che trovo scellerata, deturpante e costosa, quella dei cassonetti interrati nel centro storico. Ci sono città, penso a Lucca, che offre un servizio ai ristoratori e commercianti del centro storico e non ha avuto bisogno di scavare buche nella parte storica della città producendo un onere importante a carico della collettività. Sono oltre 4 milioni di euro che si scaricheranno sulle famiglie pistoiesi. Dunque il sistema di tassazione va rivisto, bisogna spingere sulla differenziata dove siamo indietro perché è stato scelto il metodo peggiore: il sistema ibrido va bene fino ad un certo punto e non va oltre. Faccio un esempio, Prato che ha più del doppio degli abitanti ha fatto la scelta del porta a porta. Certamente costoso ma se si differenzia tanto e bene si alimentano le filiere di recupero e nel tempo medio si vedono dei vantaggi fiscali, però se si adotta la tariffazione puntuale che questa Amministrazione non ha introdotto”.

Qualcuno obietta che con il porta a porta c’erano i sacchetti in strada con problemi di decoro e igienici. Problema risolto con i cassonetti interrati.

“Io credo che avremmo potuto sederci ad un tavolo e trovare una soluzione, per il centro storico in particolare, che non fosse così impattante. Si potevano individuare e progettare siti di conferimento. Con quattro milioni si potevano fare tante cose”.

Il ruolo di Hitachi: L’azienda ha riacquistato centralità, le commesse ci sono, c’è poca conflittualità con i lavoratori, ci sono possibilità di un suo ruolo maggiore per la città?.

“Io credo che il coinvolgimento vada fatto su due livelli: prima come realtà produttiva importantissima che però deve essere motore di sviluppo per l’indotto. Su questo abbiamo bisogno di chiamare al tavolo la Regione Toscana per favorire una crescita complessiva: un ragionamento che va riaperto. Con Hitachi dovremo immaginare qualche progetto per la città. L’azienda è in grado, tra l’altro, grazie all’accordo con Ansaldo Sts, di occuparsi dal treno al segnalamento e avere chiavi in mano la gestione del trasporto. Con loro vorrei avere un confronto anche per parlare della linea Porrettana che oltre alla montagna collega viale Adua e il collegamento della parte a sud con la città, con l’ospedale e il parco che deve nascere intorno all’ospedale, per altro già finanziato. Ecco, qui bisogna essere un po’ visionari e coraggiosi in un momento in cui le risorse per la sostenibilità ci sono per un futuro nel quale Pistoia potrebbe diventare un punto di riferimento a livello internazionale”.

Hitachi porta il pensiero all’ex Breda che con la nuova acquisizione avrà necessità di una nuova progettualità che riguarderà anche il nuovo piano regolatore.

“Su questa vicenda io do una lettura completamente diversa da quella del sindaco. Per me è stato un errore prorogare il Piano di recupero che è datato metà anni ’90 quando i temi della sostenibilità e della rigenerazione non erano così attuali, ma oggi essenziali. Quello è un quartiere centrale per la città e deve essere profondamente ripensato perché in quel quartiere sono previste volumetrie importanti, ci sono opere di urbanizzazione che non possono più tardare ad essere realizzate, oltre a un parcheggio utile e necessario. Aprirò un tavolo con gli acquirenti sperando che siano disponibili a collaborare per rigenerare quella zona in un’ottica innovativa, sostenibile, verde possa contribuire riqualificare Pistoia in previsione di uno sviluppo della città a sud”.

In realtà anche la nuova proprietà ha detto che il progetto va rivisto perché obsoleto, superato.

“Vero. Però io temo, siccome in quel piano era prevista una fideiussione, che se richiesta avrebbe consentito al Comune di realizzare opere di urbanizzazione importanti, non vorrei che alla revisione delle volumetrie di quel piano ci fosse una revisione al ribasso delle opere pubbliche che devono essere realizzate dal privato”.

Sul piano economico sembra che Pistoia sia di nuovo attrattiva per gli investimenti. È realtà o impressione? Nei suoi piani c’è qualche iniziativa a favore delle imprese?

“Noi dobbiamo essere bravi a saper accogliere coloro che si affacciano: Pistoia è un’area metropolitana attrattiva, poi abbiamo il vivaismo che ancora oggi regge nonostante le difficoltà del momento. Ci vuole un’amministrazione che sia promototrice, manager della città, anche se queste competenze non sono tutte comunali ma il sindaco deve essere attivo e generare un rapporto virtuoso con gli investitori. Io, però, vorrei legare tutto a dei pacchetti per chi vuole investire, che siano legati agli oneri di urbanizzazione, alla fiscalità, alla formazione per la quale possiamo avere anche un supporto regionale”.

Per il mondo produttivo più piccolo, le micro imprese, quali interventi immagina?

“Intanto c’è da riprendere una buona prassi di tenere un rapporto, uno scambio proficuo e creare un protagonismo diffuso anche in città con le categorie economiche, le forze sociali. Bisogna arrivare rapidamente a sottoscrivere il patto per il lavoro e le nuove competenze con la Camera di commercio e la Regione per trovare soluzioni condivise dove ognuno porta un contributo. E l’Amministrazione comunale ha molti strumenti in questo senso. Pistoia ha tante piccole aziende innovative e che investono in ricerca e nel digitale. Sono percorsi che vanno incentivati e sostenuti anche con l’aiuto della Regione e dell’Europa per corsi formativi ad hoc, perché mi viene detto che spesso hanno difficoltà a trovare un sito idoneo o trovare le competenze giuste. Noi dobbiamo procurare gli strumenti per radicarsi qui ma anche sui mercati internazionali”.

Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia e gli altri gradi di studio di pertinenza del Comune quali prospettive? Il sindaco dice di avere sistemato le scuole per la sicurezza sismica antincendio ed altro.

“Il sindaco è intervenuto su delle manutenzioni obbligate dalle norme, che dopo il sisma in centro Italia sono cambiate e quindi ha fatto come tutti i Comuni. Fra l’altro molti comuni hanno preso molte risorse dalla “Buona scuola” del Governo Gentiloni, questa Amministrazione, mi pare, non abbia conseguito grande risultati e si è tralasciata l’offerta educativa nella fase in cui, anche a causa della pandemia, i nostri ragazzi hanno avuto pochi spazi di socializzazione e pedagogici. Oggi c’è da tonare a investire in tutto ciò. Ad esempio, io credo molto negli asili in inglese, come in Emilia Romagna, per dare l’imprinting fino dalla prima infanzia e poi penso agli asili il più possibile gratuiti compatibilmente con le disponibilità economiche, ma anche in questo il presidente Giani aveva preso degli impegni. E poi ci sono tante esperienze che si stanno perdendo: di Pistoia Ragazzi, ad esempio, non parla più nessuno”.

Lo sport: quale modello di gestione immagina, in particolare per il Legno Rosso e i campi di calcio in periferia? Quali iniziative ha in mente?

“Tanti ragazzi hanno giocato e continuano a giocare grazie alle tante società sportive e di volontariato che mantengono un’attività strategica anche per gli effetti della pandemia. Io credo che debba essere favorita la collaborazione con questo privato sociale. È impensabile che il Comune abbia denaro per intervenire ovunque con lo stesso grado di efficienza. Là dove ci sia il privato sociale che si occupa di sport dilettantistico educativo, di socializzazione va favorito e sostenuto con dei bandi che consentano alle associazioni di sostenere i costi e restituire alla piena utilizzazione degli impianti che segnano la storia e il futuro di questa città. Il Legno Rosso è sicuramente il primo ma c’è Pistoia nord e altri. Diverso è il punto di gioco libero come il Villon Puccini: anche qui ci sono degli interventi che non ho capito che fine hanno fatto perché sono lasciati a metà. E poi ci sono tanti spazi nelle frazioni, dimenticati come un campo che ho visto di recente e mi ha fatto male. Parlo del Bardelli, campo comunale di Bottegone lasciato nell’incuria, dismesso, con spogliatoi cadenti e dove non sono previsti interventi mentre c’è una società sportiva disposta ad occuparsene senza ottenere risposte. E di questi esempi ce ne potrebbero essere altri”.

Per lo sport professionistico ci sono lo stadio Melani con la curva nord chiusa, con la Pistoiese in serie D, salvo sorprese; sul palazzetto si sente parlare, da parte dei privati, di costruirne uno nuovo. Quest’ultima è una boutade o c’è qualcosa di reale?

“Per la curva nord sono stati spesi un sacco di soldi, si parla di cinquecento mila euro ed è chiusa. Sullo stadio come sul palazzetto bisogna pensare ad un rapporto proficuo con le società perché è impensabile che il Comune, con tutte le priorità d’intervento, possa occuparsi in proprio di queste strutture. Ci deve essere un punto di equilibrio fra le ragioni del privato che vuole investire e di un pubblico che deve tenere saldamente in mano le leve tariffarie e progettuali, gli accessi. Lo hanno fatto altre città vicino a noi con bandi di concessione, progetti di finanza (projet financing). Realizzazioni che possano portare in città flussi di persone oltre ai frequentatori abituali. Per nuovi impianti io non vorrei che si parlasse di consumo di suolo. C’è la possibilità di riconvertire aree che già ci sono. Mi vien in mente il polo di via Panconi, dove c’è la Fedi, dove ci potrebbe stare un campo di calcetto, da calcio a cinque, l’hockey. Oppure altre zone come Pistoia ovest ma non nuove cementificazioni”.

Di sport in sport. Nel suo programma ha parlato di una nuova piscina: come e dove?

“Pistoia credo sia l’unico capoluogo in Toscana che non ha un impianto di livello adeguato per ospitare gare, manifestazioni di livello mentre abbiamo una società, la Nuotatori pistoiesi, che sforna atleti olimpionici. C’è la Fedi dove a breve, grazie alla Provincia che ha intercettato finanziamenti, inizieranno i lavori di ripristino, ma è una palestra scolastica, insufficiente. Credo in una piscina scoperta di 50 metri e una piscina coperta da 25, con quella da 50 metri che in estate possa essere frequentata da tutti. Fra le possibili collocazioni immagino la zona dell’Annona, da verificare, ma credo che non manchino gli spazi per questo tipo di realizzazione. Sarà da valutare insieme al nuovo strumento urbanistico ma penso che non sia più rinviabile. Ho già avuto un contatto con il presidente Giani perché la Regione sta investendo molto sull’impiantistica sportiva. Quest’anno ha messo 17 milioni per interventi vari in diversi comuni. Siccome Giani si è dato l’obiettivo di costruire almeno tre impianti, vorrei condividere con lui che almeno uno, la piscina, sia a Pistoia”.

Il sociale e la povertà crescente, quali presidi immagina di incrementare o istituire?

“Il sociale è strategico e sta in quella dimensione di sostenibilità che poi tiene insieme lo sviluppo, la rigenerazione urbana. Dobbiamo, lavorare anche qui in modo innovativo cercando di intervenire in modo concreto. La prima esigenza è quella della casa. Abbiamo un patrimonio di edilizia popolare da ristrutturare e rendere fruibile. Non abbiamo significativi luoghi di housing sociale per quella fascia così detta grigia di chi non può accedere alla casa popolare e non si può permettere una affitto di mercato. A questo aggiungo la medicina territoriale con la possibilità di accedere con facilità abbattendo l’emarginazione consentendo l’accessibilità alle strutture di comunità che sorgeranno: il Ceppo, Bottegone. Al Ceppo credo debbano tornare anche i servizi sociali. Poi forme innovative di impresa sociale per favorire il recupero di persone indigenti e fare rete sociale a partire dal volontariato con la Caritas. Altro tema le comunità energetiche di cui si parla prima di tutto facciamole alle Fornaci o al Bottegone sugli alloggi popolari per far calare la bolletta di chi ci vive. Facciamo produzione di energia con le rinnovabili e rendiamo, più confortevoli quegli ambienti”.

Il turismo è un fattore importante di crescita e veicolo di conoscenza. Pistoia è stata un po’ riscoperta ma non basta. Quanto c’è ancora da fare? Al turismo si lega la cultura in buona parte gestita dalla Fondazione Caript, poi c’è il Museo Marini che attende una soluzione, ci sono prospettive? E qui inserisco anche Palazzo Fabroni e la sua possibilità di collegarlo al circuito di altri musei di arte moderna. Infine l’Associazione Teatrale Pistoiese, va bene così o servono cambiamenti?

“Il turismo è una materia sulla quale non si fa un investimento una volta e poi si lascia andare. Sull’offerta turistica e culturale e sui servizi deve essere un investimento continuo. Ho visto una crescita quando Pistoia è stata capitale della Cultura poi piano piano si è lasciato un po’ andare favorendo manifestazioni in maniera po’ scollegate senza una programmazione che tendesse a proporre la città che non è solo centro storico ma anche le periferie, con la ricerca del turismo lento, sono molto attrattive se adeguatamente infrastrutturale. Città d’arte, natura percorsi e offerta culturale. C’è la vicenda del Marini, ma anche Palazzo Fabroni che va rilanciato con una direzione artistica, con un rapporto con le gallerie che ci sono in città e con una rete culturale che ancora è vivace, con il lavoro che sta facendo la Fondazione Caript con la nuova bravissima direttrice. Insomma lavorare sul prodotto – fra l’altro la città capoluogo ha assunto la delega sul turismo perciò abbiamo la responsabilità anche sulla nostra montagna con percorsi da sviluppare e il rapporto con la regione, con Toscana Promozione, il sito In Toscana, C’è un lavoro da fare che chiede il coinvolgimento di tutti gli attori e l’ottimizzazione degli strumenti a disposizione e soprattutto una visione che, mi pare, oggi manchi totalmente”.

Nella domanda precedente, ma anche nella risposta, è stata tirata in ballo la Fondazione Caript che oltre a finanziare la cultura la fa in proprio. Come lo considera questo aspetto?

“È emblematico l’ultimo bando della Regione per l’inserimento dei musei nella Rete museale regionale e nazionale. I musei della Fondazione sono entrati tutti nella Rete, quelli proposti dal Comune sono rimasti fuori. La Fondazione offre sicuramente una collaborazione importante, ma la Fondazione è anche stimolo e il Comune deve essere all’altezza, non in termini economici ma propositivi. Sul Manzoni ho visto questa vicenda surreale: si è immaginato di ottenere soldi per la ristrutturazione dal bando sulla rigenerazione urbana che è cosa completamente diversa. C’è bisogno di consapevolezza, di conoscere come queste cose vanno condotte, di tenere le giuste relazioni e di stare in partita con lungimiranza,e impegno e ambizione”.

Un piccolo passo indietro. Abbiamo parlato di Palazzo Fabroni e di Rete. Vuol farmi un esempio per capire meglio.

“Palazzo Fabroni è stato un motore straordinario anche di conoscenza di Pistoia per il quale credo vada ricreata tutta quella rete sull’arte contemporanea rivolgendosi anche ai tanti artisti emergenti pistoiesi, ce ne sono di bravissimi, dando loro la possibilità non solo di esporre ma creare laboratori per stimolare la creatività. Intanto un collegamento principale lo vedo con la Fondazione Marino Marini. Se il presidente della Fondazione dice che gli spazi attuali non sono adeguati, beh mettiamoci intorno ad un tavolo perché il polo dell’arte contemporanea può vedere un ampliamento degli spazi dedicati al Maestro in collegamento con Palazzo Fabroni. E poi penso alla Fondazione Jorio Vivarelli, penso all’Associazione G713 che ha intercettato giovani artisti come l’iniziativa recente su Marini ora precluso alla fruizione anche delle scuole e quello che rappresentava per i laboratori, per l’educazione. Da questo, punto di vista credo che Pistoia abbai la necessità di ritrovare un’interlocuzione istituzionale solida”.

Related Articles

Rispondi

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome



ULTIMI ARTICOLI