mercoledì, Maggio 8, 2024

Giro di usura ed estorsioni, al centro un 65enne pistoiese e la famiglia. Sequestri per 1.3 milioni di euro

PISTOIA – E’ ritenuto responsabile di usura, estorsione, atti persecutori, truffa aggravata ed autoriciclaggio di proventi illeciti. Accusa gravissima per un 65enne, originario del Piemonte ma da tempo residente in provincia di Pistoia. Nei suoi confronti i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Pistoia hanno eseguito oggi un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari e un provvedimento di sequestro preventivo, in forma diretta e per equivalente, di 1,3 milioni di euro, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Pistoia, su richiesta della Procura della Repubblica di Pistoia.

La Guardia di Finanza di Pistoia

Le operazioni di sequestro, condotte a Pistoia, Pescia, Monsummano Terme e Buggiano, hanno interessato anche due suoi famigliari, indagati per riciclaggio, ed altre 6 persone fisiche, sempre allo stesso imparentate, alle quali aveva fittiziamente intestato beni e disponibilità finanziarie.

Le attività hanno sono state avviate con una mirata azione d’intelligence condotta – anche grazie all’incrocio delle banche dati e da diverse segnalazioni di operazioni finanziarie sospette veicolate dal sistema antiriciclaggio ¬– dalla Sezione Mobile del Nucleo P.E.F. di Pistoia: indagini che hanno concentrato l’attenzione sull’uomo e il suo nucleo familiare, che portava a focalizzare l’attenzione sul principale indagato, sul suo nucleo famigliare e sul loro sospetto elevato tenore di vita.

Le successive indagini coordinate dalla locale Autorità Giudiziaria hanno fatto emergere che un’imprenditrice piemontese, in grave stato di indebitamento, aveva ricevuto in prestito dal 65enne al centro dell’inchiesta, a più riprese, circa 150.000 euro.

L’uomo sosteneva di agire a titolo di amicizia e di non voler ricevere interessi, ma solo il rimborso delle spese connesse allo svincolo del denaro dagli investimenti in cui era immobilizzato.

In realtà, nel tempo, la vittima veniva costretta a versare consistenti somme di denaro, a titolo di “spese” mai documentate dal sedicente “amico”, ed a rilasciargli, quale garanzia, una procura speciale a vendere alcune proprietà immobiliari e diversi titoli di credito, che lo stesso minacciava di riscuotere. A questo si aggiungevano continui messaggi e telefonate intimidatorie, grazie alle quali riusciva ad estorcerle interessi usurari ad un tasso superiore al 100% quindicinale o mensile.

Inoltre, l’imputato raggirava la medesima imprenditrice, ottenendone il versamento di circa 1 milione di euro, per un presunto investimento in una società bulgara, che lui aveva falsamente presentata come attiva e con un crescente volume d’affari, ma che in realtà non era mai stata operativa.

Analogo “investimento”, in un’altra impresa bulgara, era stato prospettato ad un secondo imprenditore piemontese, che veniva dapprima indotto a rilasciargli 40 cambiali firmate in bianco, e poi costretto a versare oltre 54.000 euro, dietro minaccia di porle all’incasso.

Attraverso l’analisi dei flussi di denaro provenienti dalle persone offese ha consentito di ricostruire che i proventi illeciti, dopo essere stati veicolati su conti correnti nazionali ed esteri riconducibili ai tre indagati, erano stati utilizzati per l’acquisto di immobili, autovetture, motociclette e orologi di lusso, dei quali è in corso il sequestro. (m.d.)

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