domenica, Maggio 19, 2024

L’abbazia di Fontana Taona: una storia secolare tra le foreste dell’Appennino

PISTOIA – Un centro di potere monastico e di spiritualità, immerso nella natura delle foreste di abeti e faggi dell’Appennino, ma anche un luogo di transito e passaggio sulle antiche strade di mercanti e pellegrini, sede di un ospizio dalla storia secolare.

L’abbazia di San Salvatore a Fontana Taona, nota più semplicemente come Badia a Taona, è oggi una minuscola località visibile a malapena sulle carte geografiche, sperduta tra le montagne e i boschi della riserva naturale dell’Acquerino, a 1090 metri di altitudine: per raggiungerla si percorre l’impervia – ma notevole dal punto di vista paesaggistico – strada forestale che collega Ponte a Rigoli, sulla Pistoia-Riola, al passo della Collina vecchia, correndo presso il crinale dove è situato lo spartiacque appenninico.

L’aspetto attuale dell’ex abbazia di Fontana Taona e dei suoi ruderi

Un luogo isolato, meta ideale di escursionisti e amanti del verde, immerso tra le faggete del bosco dell’Acquerino, una delle aree naturali protette più importanti della nostra montagna. Eppure l’antica abbazia, con la sua storia secolare, era un tempo un vivace centro di potere monastico e un luogo di passaggio quasi obbligato per mercanti, viandanti e pellegrini che per tutta l’età medievale percorrevano le vie transappenniniche tra Pistoia e le valli delle Limentre.

La sua posizione strategica, infatti, poneva Badia a Taona come un punto ideale di transito fra i due versanti dell’Appennino: era infatti situata a poca distanza dal valico, all’inizio della valle della Limentra di Treppio, da cui aveva inizio la dolce discesa verso la valle del Reno e la pianura emiliana. Il versante pistoiese, molto più ripido, vedeva l’abbazia punto di incontro di tre diversi itinerari, significativi di una viabilità appenninica assai ramificata e complessa fin dai secoli altomedievali: procedendo da ovest verso est, troviamo infatti la “via Baiana”, che da Candeglia risaliva la valle della Bure di Baggio, la via “diretta” che da Candeglia affrontava la collina salendo verso Caloria, la pieve di Montecuccoli e l’oratorio di Chiappore, e la via “di Pecunia” che compiva un percorso più “arcuato”, passando per San Quirico e il castello di Pecunia, per poi seguire il crinale collinare fino al Pozzo del Bagno.

Antiche strade che avevano in Fontana Taona il naturale punto di passaggio, ma anche di sosta e ricovero: non stupisce quindi che l’abbazia, fin dalle origini, assolvesse anche la funzione di ospizio per viaggiatori e pellegrini, con un ruolo assai simile al vicino hospitium di Pratum episcopi dell’odierna Spedaletto, lungo la via Francesca della Sambuca.

Le prime testimonianze di un insediamento monastico tra queste foreste dell’Appennino sconfinano nell’agiografia e fanno riferimento all’origine – assai dibattuta fra gli studiosi – del toponimo Fontana Taona: secondo la tradizione, esso deriverebbe dal monaco Tao, abate della potente e ricca abbazia di Sant’Antimo presso Montalcino, che nel corso dei suoi viaggi sarebbe giunto nel territorio pistoiese, dove avrebbe fondato il monastero di San Tommaso – oggi Santomato – e poi, spingendosi sui monti, un romitorio nei pressi di una sorgente che avrebbe preso il suo nome.

Anche se le scarse notizie biografiche su questo personaggio, vissuto nell’età carolingia, non consentono di accertare la storicità di tale fondazione, è indubbio che una presenza monastica a Fontana Taona doveva essere presente già prima dell’anno Mille, dal momento che l’intitolazione dell’abbazia a San Salvatore fa pensare a un’origine tardo longobarda dell’insediamento.

La prima attestazione certa del monastero risale al 1004, quando risultò beneficiario di beni e possedimenti terrieri donati dal marchese Bonifacio di Canossa – il padre della contessa Matilde – per la sua funzione di controllo del territorio e delle vie di comunicazione attraverso quest’area dell’Appennino. Nella prima metà del XI secolo l’abbazia di Fontana Taona entrò quindi nella sfera d’influenza e di controllo del potente casato dei Canossa, vedendo progressivamente ampliati i propri possedimenti fino a comprendere gran parte dei territori montani tra le valli del Reno e della Lentula; beni più volte confermati dalla corona imperiale, che pose il monastero sotto la propria tutela.

Come testimoniato dal diploma di Corrado II risalente al 1037, l’abbazia regia di Fontana Taona doveva trovarsi alle dipendenze del monastero di San Giovanni di Parma ed essere il centro di una piccola comunità benedettina, forse aderente alla riforma cluniacense; di sicuro nella seconda metà del XI secolo l’abbazia passò sotto il controllo della congregazione vallombrosana, mantenendo però una discreta autonomia e ricevendo benefici e donazioni dai poteri laici ed ecclesiastici.

Il XII secolo segnò forse il periodo di massimo splendore di Badia a Taona, grazie al suo hospitium per il ricovero di pellegrini e viaggiatori e alla nascita di una vera e propria “rete” di ospitali posti alle sue dipendenze: grazie ai privilegi concessi dai vescovi bolognesi e pistoiesi, i suoi monaci giunsero a controllare e gestire gli ospizi di San Michele a Bombiana, Sant’Ilario a Badi e San Giovanni a Pistoia.

La foresta dell’Acquerino all’interno dell’omonima riserva naturale

Nel corso del Trecento le guerre, le pestilenze, la diminuzione degli spostamenti, la riorganizzazione dei monasteri dell’ordine vallombrosano portarono a una rapida decadenza della Badia a Taona, i cui pochi monaci rimasti vennero trasferiti a Pistoia nel monastero di San Michele in Forcole. Una visita pastorale del 1370 testimonia come già a quell’epoca la chiesa abbaziale fosse in rovina e l’insediamento quasi del tutto abbandonato. In seguito ciò che rimaneva dell’abbazia, insieme al suo patrimonio fondiario, venne affidato in commenda da papa Pio V alla famiglia fiorentina dei Pazzi, che ne conservò la proprietà fino agli inizi del Novecento, quando l’ex complesso è stato venduto alla famiglia Lombardi.

Che cosa resta oggi di questo illustre passato? Dell’antica chiesa abbaziale, che doveva comprendere anche l’ospizio, un refettorio, le celle per i monaci, le abitazioni dei lavoratori e alcuni ambienti di servizio, rimangono i ruderi dei muri perimetrali e della zona absidale. Le pietre che componevano la facciata e l’unica navata sono state in parte reimpiegate per la costruzione di un’abitazione, al centro di una radura erbosa circondata da alberi secolari, in uno scenario naturalistico di grande suggestione. Poco lontano, nel bosco, sorge una piccola cappella in stile gotico, costruita dalla famiglia Pazzi nel XVI secolo.

Negli ultimi decenni alcune campagne archeologiche di scavo condotte presso l’abbazia e in località Ponte a Rigoli hanno riportato alla luce tracce di altri insediamenti e strutture dell’epoca medievale, a testimonianza ulteriore della notevole vivacità e del popolamento di questi territori “di confine” ma strategici dal punto di vista politico, economico e religioso.

La Badia a Taona rimane in ogni caso un luogo magico, da ammirare soprattutto nelle notti stellate d’estate e durante il foliage autunnale. Un luogo dove storia e natura si uniscono e si intrecciano nella pace e nel silenzio dei boschi secolari, che inducono anche i visitatori più frettolosi alla sosta e alla contemplazione.

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