di Andrea Dami
PISTOIA – Grazie al progetto “In visita” a Palazzo de’ Rossi, con il sostegno di Fondazione Caript e la collaborazione di Intesa Sanpaolo, potremo vedere l’opera “Manichini in riva al mare” di Giorgio de Chirico, che torna in mostra a Pistoia dopo 40 anni e sarà ospitata fino al 22 ottobre nelle collezioni del Novecento di Pistoia Musei.
Questo importante dipinto che de Chirico realizza nel 1926, durante il suo secondo soggiorno nella capitale francese, ormai all’apice del successo e conteso tra due dei più grandi galleristi parigini, “è un’opera esemplare della capacità dell’artista di reinventarsi introducendo novità tecniche e di metodo”, come possiamo ammirare.
“Manichini in riva al mare” è un quadro utile a comprendere il gusto classicheggiante diffuso a Parigi alla fine degli anni Venti e il ruolo di de Chirico in questo contesto; il quadro fu acquistato dal mercante Paul Guillaume.
Giorgio de Chirico (nato nel 1888 a Volo, un comune della Grecia situato nella periferia della Tessaglia, morto a Roma nel 1978) è uno dei principali esponenti della corrente artistica “metafisica”, una disciplina filosofica che mira a cogliere l’essenza situata oltre l’apparenza fisica della realtà ed è caratterizzata dall’immobilità, in opposizione alla dinamicità del “futurismo”.
All’inizio del 1910 Giorgio De Chirico si recò a Firenze e proprio in questa città dipinse la prima piazza metafisica, nata dopo una rivelazione che ebbe in quella di Santa Croce, come scrisse lo stesso artista: “Ebbi allora la strana impressione di vedere tutte quelle cose per la prima volta. E la composizione del quadro apparve al mio spirito; ed ogni volta che guardo questo quadro rivivo quel momento. Momento che tuttavia è un enigma per me, perché è inesplicabile. Perciò mi piace chiamare enigma anche l’opera che ne deriva”.
È tra il 1912 e il ‘13 che iniziò a dipingere i suoi primi manichini e come dimenticare quanto scrisse (nel 1913) Guillaume Apollinaire: “Questa originalità è talmente nuova che merita di essere segnalata”. Invece sono del 1915 le “architetture”, che non rispettano le regole prospettiche e entrano nei suoi lavori, contribuendo al clima trascendente che le caratterizza e, aggiungerei, come in un sogno, dove l’attenzione è catturata dalla scena senza tempo, immobile che l’artista ci racconta. Questo movimento metafisico che raffigura l’inconscio, il surreale, “inseriva” in queste composizioni artistiche anche soggetti classici dell’antica Grecia fino a quelli romani.
Per la storia, è dal 1916 che la pittura “metafisica” si diffonde in Italia e gli autori più importanti da ricordare, insieme a Giorgio de Chirico, sono Alberto Savinio (ovvero Andrea De Chirico, fratello di Giorgio), Carlo Carrà e Giorgio Morandi.
Tornando qui, a Palazzo de’ Rossi, l’opera “Manichini in riva al mare”, il mare sullo sfondo, i manichini che sembrano tenere in “braccio” delle costruzioni, dei “panni” che ricordano mani… è avvicinata all’importante opera d’arte romana del II secolo d.C., la testa ritratto di Faustina Maggiore, che fu acquistata nel 1983 dalla Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia da Gottfried e Brigitte Fischer e custodita nell’Antico Palazzo dei vescovi e ora nuovamente esposta al pubblico.
Ma ecco il legame dei Manichini con la testa di Faustina, oltre alla relazione nutrita da interessi e passioni condivise tra l’artista e la sua compagna Raissa Gurevič, che possiamo vedere in una immagine del fotografo Lipnitzki “scattata” nello studio parigino di De Chirico, infatti la testa-ritratto di Faustina fu oggetto di studio da parte della Gurevič proprio durante i suoi anni trascorsi a Parigi. La coppia si separò negli anni Trenta ed è allora che Gurevič decise di trasferirsi a Roma per dedicarsi all’archeologia e sarà proprio lei a documentare per la prima volta la testa di Faustina Maggiore, o meglio Annia Galeria Faustina, appartenente alla dinastia degli Antonini e moglie dell’imperatore Antonino Pio, descrivendola: “in età matura con notevoli segni di stanchezza e con un velo di melanconia nel volto rilassato e dimagrito. La mesta piega agli angoli della bocca socchiusa, gli occhi profondamente incavati nell’orbita, rendono lo sguardo più sofferente che distratto”.
Importante è ricordare che entrambe le opere in dialogo provengono dalle collezioni di Intesa Sanpaolo e hanno dato origine al secondo appuntamento di “In visita” a cura di Monica Preti, Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, che hanno accostato le due opere in uno spazio evocativo che si ispira agli scenari metafisici dechirichiani: “un modo per immaginare il flusso delle vite trascorse intorno a esse – rinnovandone i significati e ‘passandole di mano’ – e per accettare, insieme all’eredità materiale di questi oggetti, il compito non solo di conservare la memoria degli artisti e degli studiosi ma anche di comprendere i tempi storici entro i quali si mossero e che contribuirono a trasformare”.
“In visita” è un progetto che prevede l’esposizione temporanea di una o più opere d’arte di ambito nazionale e internazionale all’interno del percorso permanente Collezioni del Novecento per (ri)creare momenti di approfondimento, di dialogo, di confronto su autori, temi e correnti culturali del secolo scorso e di quello attuale, com’è stato per il primo appuntamento che vedeva a confronto due Kore di Fausto Melotti e Pomona di Marino Marini.
In visita | Giorgio de Chirico è anche il titolo della pubblicazione presentata nell’occasione, a cura di Monica Preti, Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, con un contributo di Giovanni Casini e edita da Gli Ori.
In occasione dell’inaugurazione, avvenuta sabato 22 aprile, in collaborazione con l’associazione Amici della Musica di Pistoia è stato offerto un concerto di musica metafisica del pianista di fama internazionale Antonio Ballista, che è un punto di riferimento per le avanguardie nazionali e internazionali e che ha presentato musiche da Alfredo Casella a Igor Stravinskij, da Alberto Savinio a Erik Satie…