venerdì, Marzo 29, 2024

Appalti pilotati e mazzette: arresti a Pescia e Uzzano

di Ilaria Lumini

PISTOIA – La Squadra Mobile della Questura Pistoia ha scoperchiato un giro di presunte mazzette e appalti truccati su Pescia e Uzzano.

Una indagine in cui si ipotizzano, a vario titolo, i reati di corruzione e istigazione alla corruzione, turbativa d’asta, peculato, concussione, appalto non autorizzato, frode nelle pubbliche forniture e falso ideologico: otto arresti in carcere (cinque imprenditori, due funzionari pubblici e un ex sindaco); tre ai domiciliari, otto obblighi di dimora. In tutto 42 indagati e sequestri preventivi per oltre 200 mila euro. Nella cassaforte di uno degli indagati sono stati trovati 266 mila euro in contanti.

Il procuratore capo Coletta, al centro, con i sostituti procuratori Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti (foto Carlo Quartieri)

E’ quanto ha disposto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pistoia Patrizia Martucci su richiesta della Procura della Repubblica che ha diretto le indagini della Polizia, durate due anni, dal 2018 al 2020, e che hanno riguardato un periodo che va dal 2014 al 2020.

Un organigramma criminale dove al vertice ci sarebbe la figura del funzionario corrotto: al Comune di Uzzano, L.L, responsabile di area tecnica; al Comune di Pescia, L.B, responsabile dell’unità operativa opere pubbliche e protezione civile (entrambi arrestati e condotti in carcere).

Nel mezzo l’intermediario, “un faccendiere”, colui che partecipava all’accordo corruttivo e ne traeva anche un beneficio economico: R.G, ex sindaco del Comune di Pescia, dal 1992 al 2001 (arrestato e condotto in carcere).

E infine gli imprenditori corruttori che pagavano la tangente per aggiudicarsi l’appalto (dal 3 al 5% sull’importo della gara) e quelli compiacenti che si prestavano ad alimentare la lista di imprese da invitare formalmente alla gara e che si accordavano con l’intermediario per individuare il ribasso da offrire (alcuni di loro sono stati arrestati e condotti in carcere).

“Tra i due Comuni l’elemento unificatore era appunto il faccendiere colui che forniva l’elenco delle imprese e le offerte ai pubblici ufficiali infedeli; organizzava il transito tra l’impresa corruttrice, l’impresa compiacente e il dirigente che si prestava a far vincere la gara. Inoltre, aiutava i corruttori a tenere la contabilità delle tangenti versate e a tenere le fila delle mazzette incassate” ha spiegato il Procuratore Capo Tommaso Coletta.

Al centro il Questore Scali, a sinistra il vicequestore Antonio Fusco e a destra il vice questore Gian Fabrizio Moschini, capo della Squadra Mobile (foto Carlo Quartieri)

Ad Uzzano si parla di 14 appalti irregolari: dai lavori cimiteriali, alla manutenzione stradale e risistemazione delle scuole.

A Pescia, 11 appalti irregolari: lavori di manutenzione stradale e lavori di riduzione degli smottamenti (dove interveniva la pratica della somma urgenza). Su un appalto c’è anche l’ipotesi di frode nella fornitura (minor quantità di bitume utilizzato per il rifacimento di una strada).

“Le attività di parte pubblica illecite per le quali sussistono gravi indizi di colpevolezza sono state individuate negli uffici gare – ha continuato Coletta – Non abbiamo individuato profili di rilevanza penale a livello di amministratori degli Enti, anzi abbiamo avuto un aiuto da parte degli amministratori locali”.

Come veniva organizzato l’appalto truccato.

Si partiva da una sproporzione nell’attribuzione degli appalti a favore di talune imprese, vuoi per importi complessivi degli appalti che per numero. Tutto questo in violazione del principio di rotazione previsto dal codice degli appalti.

Poi la gara: negli appalti sotto soglia venivano invitate a gara delle imprese compiacenti che non presentavano offerta; negli appalti sopra soglia, un po’ più importanti che impongono l’invito di un certo numero di imprese, da cinque a dieci, venivano presentate offerte da ditte compiacenti. Queste si accordavano poi con quella che avrebbe vinto l’appalto per individuare offerte di ribasso sempre a vantaggio dell’impresa aggiudicatrice. La percentuale della tangente, il vantaggio economico, variava tra il 3 e il 5% dell’importo della gara. Un terzo tipo di gestione riguardava gli appalti conferiti sul presupposto della somma urgenza dove la somma urgenza non sussisteva.

Sono stati tracciati nel corso delle intercettazioni – ha spiegato il pm De Gaudio – episodi in cui il corruttore e il faccendiere discutono sul dubbio di aver già versato o meno una tangente e nel dubbio si dicono “meglio versarla due volte che non pagare e fare una figuraccia”. E’ emerso anche come ipotesi investigativa che “il faccendiere si sia trattenuto un percentile di tangente all’insaputa di corrotto e corruttore, la cresta sulla mazzetta”.

Le imprese che hanno beneficiato degli accordi collusivi sarebbero la Costruire srl, la Coesco srl, l’Esmoter Costruzioni srl, la Euro Edil snc e la General works srl.

Le imprese che hanno corrotto sarebbero la Costruire srl, la Esmoter costruzioni srl, la Euro edil snc e la Diddi Dino e figli srl.

“Una indagine portata avanti utilizzando intercettazioni ambientali, sia nell’ufficio del funzionario del Comune di Pescia che nell’auto di uno degli imprenditori corruttori dove a volte avveniva il passaggio di denaro – hanno spiegato i pubblici ministeri, Luisa Serranti e Leonardo De Gaudio che hanno diretto le indagini della Polizia – Uno scambio continuo e consolidato tra i vari soggetti: corruttore, intermediario e pubblico funzionario, che riguarda tutti gli aspetti di ripartizione della gare, dal bando, all’individuazione della ditta fino all’aggiudicazione. Pure il sorteggio era alterato”.

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