martedì, Aprile 30, 2024

Contagiata dal Covid in ospedale. Il figlio: “non voglio vendette”

PISTOIA – Fabrizio Natalini interviene, dopo che la sua storia e il suo dolore per la morte della madre sono diventati una notizia che sollecitato attenzione e polemiche. Una storia, nata come riflesso di una grande tragedia personale, divenuta per strada anche punto di confronto in tema vaccini e no-vax. Abbiamo cercato di precisarlo quando abbiamo pubblicato la ricostruzione dello stesso Fabrizio dell’odissea della madre: il ricovero per una operazione importante, la sorpresa del contagio del covid in ospedale, l’aggravamento, la morte.

A trasmettere il coronavirus, che è diventato fatale, potrebbe essere stata una infermiera non vaccinata. La notizia arriva dallo stesso ambiente ospedaliero, non è una invenzione della stampa come qualcuno ha cercato di dire. Certo attorno a questa possibilità si è concentrato il dibattito e si è scatenata (anche sulle nostre pagine) un tam tam di opinioni. Spesso sommarie.

Ora Fabrizio Natalini torna a parlare della sua dolorosa vicenda. Lo fa in un post pubblico: per chiarire ancora i momenti in cui si è sviluppata, per stigmatizzare alcuni giudizi inaccettabili e per ribadire di non essere “interessato alle accuse, alla vendetta, alla condanna, ai risarcimenti”. Vuole soltanto che sia fatta luce “su questi contagi”.

Intanto inchieste interne sono state aperte dalla Opi (l’organizzazione degli infermieri toscani) e dalla stessa Asl. E’ quello che voleva Fabrizio. E che volevamo anche noi. Occorre che sia fatta chiarezza. Per quel che riguarda il dolore di un figlio tutto finisce qui. E’ necessario ora lasciare a lui di rientrare in possesso delle sue emozioni e consentire che le tracce di questa storia tornino nel privato.

Per quel che ci riguarda ne attenderemo soltanto gli sviluppi “ufficiali”. (m.d.)

Infermieri nel reparto Covid di Pistoia

Il post “pubblico” di Fabrizio Natalini

Viste le inaspettate attenzioni che ha ricevuto il mio modesto personalissimo modo di ricordare la triste vicenda di mia mamma e che ha portato alcuni Organi di Informazione a contattarmi per avere ulteriori dettagli, che spesso non ho potuto fornire, intendo precisare alcune cose; evidentemente ci sono interpretazioni e fatti poco chiari che si prestano a fraintendimenti. Lo faccio qui perché è da questo luogo virtuale che alcuni hanno tratto informazioni.

Quindi, veniamo ai fatti che conosco ed alle poche informazioni dirette che ho avuto, anche se per me è uno strazio ricordare e rivivere tutto. Non avendo informazioni scritte, ma avendo ricevuto solo telefonate, alcune date non le ricordo. Tutto quello che scrivo l’ho appreso dai medici e, purtroppo, dalla stampa.

Punto primo: i fatti che conosco.

Venerdì 6 agosto mia madre entra in pronto soccorso. Viene fatto un tampone, risultato negativo, prima di trasferirla in reparto. Mi informano subito che si rende necessario in intervento e che in reparto non posso entrare per motivi di sicurezza.

Nei giorni successivi mi comunicano che l’intervento potrebbe essere rimandato perché alcuni valori del sangue non sono buoni e si sospetta un’infezione intestinale, che peraltro a casa non si era manifestata.

Giovedì 12 agosto vengo informato di persona che si tratta di intervento ad altissimo rischio; mia madre, lucidissima e determinata lo aveva accettato. La sera stessa per telefono un anestesista mi conferma il rischio.

Venerdì 13, viene eseguito l’intervento in anestesia totale. Intervento riuscito. Nel pomeriggio è già sveglia e lucida. Poco dolore. Alla sera arriva una telefonata che conferma il buono stato generale, ma mi informa che è risultata positiva al doppio tampone covid e che sarebbe stata trasferita nel reparto di isolamento.

Punto secondo: il contagio e la polmonite.

Dopo alcuni giorni nei quali mi venne detto che non vi erano sintomi, appresi tristemente dell’insorgere di una polmonite, che i medici mi dissero essere imputabile al contagio. Il giorno successivo sulla stampa locale leggevo che era stato scoperto un focolaio nell’ospedale e si faceva riferimento ad un’infermiera non vaccinata. Il contagio aveva coinvolto altre persone. Altre informazioni in merito non le ho mai avute.

Punto terzo: il decorso.

Quasi quotidianamente i medici mi informavano sullo stato di salute, che però sembrava sempre in peggioramento; i valori di saturazione richiedevano ogni giorno un aumento dell’ossigeno.

Domenica 5 un medico mi informa che la situazione si avvia verso l’irreversibilità. Per la seconda volta, vestito come il personale medico, entro in reparto per fare quella che poi sarebbe stata l’ultima visita a mia madre. Tralascio i particolari personali perché è ora che ritornino nel mio esclusivo dominio. Il decesso avvenne alla sera, intorno alle ore 23.

Punto quarto: le considerazioni.

Non ho la certezza che mia madre sia deceduta per il covid; non so come e da chi è partito il contagio. Posso solo basarmi su quanto appreso dai medici e su quanto riportato dalla stampa. Poi quello che viene scritto sui giornali non posso controllarlo ed ognuno scrive sulla base delle proprie considerazioni.

Punto quinto: il ricorso legale.

Non ho alcuna intenzione di adire alle vie legali. Il quadro è troppo complesso ed incerto. Lo ripeto perché sembra che il messaggio non sia stato recepito pienamente. Non sono interessato alle accuse, alla vendetta, alla condanna, ai risarcimenti. Mi interessa solo che venga fatta luce su questi contagi e se vi siano leggi che non sono state osservate.

Semmai sarebbero da sollecitare azioni contro chi diffonde notizie false, prive di fondamento e, data la materia ed il periodo, molto pericolose per la salute pubblica.

Mia madre non la riporta indietro nessuno; il mio dolore non si attenua andando ad accusare qualcuno.

Punto sesto: le mie riflessioni personali.

Il mio senso civico, cosa che purtroppo è diventato un concetto troppo astratto, mi ha portato a condividere la mia esperienza per dare un piccolo modesto contributo alla causa della conoscenza.

Avendo vissuto in prima persona questa triste vicenda, ho ritenuto opportuno richiamare l’attenzione su troppi irresponsabili giudizi che vengono dati da persone che non hanno alcuna preparazione scientifica, ma che si fidano ciecamente solo di coloro che dicono quello che voglio sentirsi raccontare.

Punto settimo: considerazioni personali.

Io ho solo una preparazione tecnica e scientifica e non sto a scendere nei particolari della mia professione. Posso solo farmi un’idea, qualche considerazione personale. Valutati gli asfittici e crudi dati scientifici e le altrettanto aride statistiche, dentro di me ho il sospetto che, se non ci fosse stato il contagio da covid, mia madre avrebbe avuto molte possibilità di sopravvivere al pur complesso intervento al femore.

Punto ottavo: conclusioni.

Con questo scritto, apertamente condiviso e reso pubblico, chiudo con i commenti. Non ritengo opportuno continuare a rilasciare dichiarazioni. Voglio essere lasciato solo con i miei ricordi, i miei pensieri, le persone che mi sono vicine e con la croce di quelle ultime immagini e di quell’ultimo saluto di mia madre.

LEGGI ANCHE

Rispondi

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

Ultime su Pistoia