venerdì, Marzo 29, 2024

Pistoia, produzione di mais in rosso: raccolto dimezzato e costi alle stelle

PISTOIA – Speculazione post covid e guerra hanno aumentato i costi del 70%, la siccità ha già quasi dimezzato la produzione a ettaro di mais. Fa i conti della serva Michela Nieri, che guida Coldiretti Donne Impresa Pistoia, imprenditrice cereagricola. La Valdinievole è la terra eletta per i cereali in provincia di Pistoia con produzioni di qualità, ma la carenza di invasi di raccolta delle acque piovane rende difficile il lavoro degli agricoltori, tutto il reticolo idrico è a secco.

“L’anno scorso per seminare e raccogliere un ettaro piantato a mais si è speso circa 1100 euro –spiega Nieri-. Quest’anno, con la speculazioni sui prezzi delle materie prime e la guerra siamo già alla stima di 1900 euro, presupponendo che da qui alla raccolta a fine estate non ci siano ulteriori aumenti di prezzi”.

Michela Nieri

Più 70% di costi, che è solo una parte del dramma. A fronte di una resa media di 80 quintali per ettaro nel 2021, la siccità ha già quasi dimezzato la resa attesa. Resa per ettaro che calerà sicuramente per i danni che produrranno al mais in crescita da cinghiali e piccioni, e si azzererà se non ricomincerà a piovere”.

“Ad essere ragionevoli, si raccoglierà la metà del 2021 spendendo quasi il doppio –osserva Paolo Giorgi, vicepresidente di Coldiretti Pistoia-. In Valdinievole non esiste una rete di piccoli invasi di raccolta di acqua piovana. È ormai imprescindibile provvedere, il clima non sta cambiando, è già cambiato”.

La tendenza all’innalzamento della colonnina di mercurio è ormai strutturale in Italia dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2018, il 2020, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003.

In Italia ogni anno l’89% dell’acqua piovana viene persa. Serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

E’ quanto chiede la Coldiretti in riferimento al progetto immediatamente cantierabile proposto insieme ad Anbi per fare fronte all’emergenza siccità con le regioni che valutano la possibilità di ordinanze per razionare l’acqua al Nord, come il divieto di riempimento delle piscine e l’uso dell’acqua per i soli fabbisogni primari, il Po si trova in una situazione da “semaforo rosso” e le temperature puntano a superare i 40 gradi per l’arrivo dell’anticiclone Caronte.

“Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi chiede “che, a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.

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