lunedì, Aprile 29, 2024

Dal mito al mondo contemporaneo: gli “Angeli caduti” di Kiefer a Palazzo Strozzi

FIRENZE – Da pochi giorni a Palazzo Strozzi ha aperto i battenti la mostra “Anselm Kiefer: Angeli caduti”, una retrospettiva completa, tra lavori storici e nuove produzioni, dedicata all’opera del grande pittore e scultore tedesco, tra i nomi più significativi dell’arte contemporanea.

Il percorso espositivo, curato da Arturo Galansino, si configura come un viaggio nel mondo onirico e allegorico di Kiefer, un mondo popolato da simboli che richiamano ai vari aspetti della riflessione dell’artista sul rapporto con l’arte, la poesia, le vicende storiche e politiche, le correnti filosofiche, il mondo contemporaneo.

Punto di avvio di questo percorso è la grande opera “Caduta dell’Angelo”, concepita e realizzata appositamente dall’artista per instaurare un dialogo con il cortile rinascimentale di Palazzo Strozzi, enfatizzando la fusione fra tradizione e contemporaneità. Caratterizzato da una potente materialità e dalle imponenti dimensioni (oltre sette metri di altezza), il dipinto ha per soggetto il celebre brano dell’Apocalisse che descrive il combattimento tra l’arcangelo Michele e gli altri angeli ribelli, metafora dell’eterna lotta tra il Bene e il Male che contraddistingue non solo l’aspetto religioso, ma può assumere anche un significato interiore, rappresentando un elemento costante e ricorrente dell’esistenza umana.

Alcune immagini delle opere e delle installazioni della mostra “Anselm Kiefer: Angeli caduti” negli spazi espositivi di Palazzo Strozzi (fotografie di Giovanni Fedi)

Michele si staglia su un fondo dorato, richiamo alla tradizione delle icone e della pittura bizantina, che simboleggia il mondo metafisico, mentre gli angeli precipitano nella zona scura del dipinto ovvero il mondo terreno. Quest’opera diviene così punto di partenza dell’esposizione di Palazzo Strozzi, proponendo un invito a riconsiderare il nostro rapporto fra cielo e Terra, spirito e materia, e creando una riflessione sulla ricerca di significato per tutta l’umanità.

Il tema dell’angelo caduto, filo rosso della mostra, compare in tutta la sua evidenza già nell’opera che dà il via al percorso espositivo e domina la prima sala al piano superiore: si tratta di “Luzifer”, richiamo simbolico all’angelo traditore che rinnegò Dio, rappresentato con un’ala d’aereo che spunta dal dipinto e accompagnato dalla ripetizione della parola Michele scritta in caratteri ebraici. La contrapposizione delle ali angeliche a quelle degli aeroplani, strumenti che hanno consentito all’umanità di volare, suggerisce un duplice significato: da immagine di libertà e di ingegno umano a emblema di distruzione e morte.

In questo senso nel dipinto si può leggere anche un richiamo al mito di Icaro, che rappresenta il desiderio sempre presente negli esseri umani di superare i limiti imposti dalla natura e la scelta di ignorare e sfidare il pericolo, ma rivelano anche le tragiche conseguenze di questa sfida, diventando simbolo di una aspirazione destinata a fallire.

La seconda sala presenta tre grandi dipinti con girasoli su sfondo dorato che richiamano al tema del “Sol Invictus”, culto solare di origine siriana storicamente legato alla figura dell’imperatore romano Eliogabalo, che durante il suo breve regno nel III secolo tentò di affermare a Roma questo culto con esito però nefasto, visto il rifiuto dell’aristocrazia romana di accogliere una religione così estranea e stravagante. Kiefer trae spunto da questa vicenda storica e religiosa per celebrare il trionfo del sole e della luce sulle tenebre ricollegandosi così a tutti i culti solari presenti nelle varie religioni; la scelta dei girasoli è legata proprio al comportamento di questo fiore nei riguardi dei percorso solare, ma vi si può vedere anche un “omaggio” ai celebri girasoli di van Gogh.

Secondo l’artista tedesco “la pittura è filosofia”, disciplina che da sempre permea il suo lavoro di artista, pensatore e ricercatore: e nella terza sala abbiamo tre grandi tele con al centro figure di filosofi antichi, seguendo il percorso dell’evoluzione del pensiero. In “Prima di Socrate” vi è una scorta di albero genealogico dei filosofi presocratici, omaggio a figure importanti del pensiero antico che dalle città greche dell’Asia Minore hanno iniziato a interrogarsi sulla natura del mondo e dell’uomo.

In “Ave Maria”, che perde il suo significato religioso cristiano diventando la “Mater philosophorum”, i volti dei pensatori e dei filosofi dell’antica Grecia sono posti in una sorta di esedra a celebrazione del pensiero filosofico antico, mentre “La scuola di Atene” riconduce al celebre affresco di Raffaello in Vaticano (come l’autore scrive in maniera esplicita sul dipinto), con tuttavia una variazione nella disposizione dei personaggi e la presenza al centro di Archimede, visto come il “fondatore” della filosofia greca.

La sala successiva è dedicata al rapporto di Kiefer con la letteratura e al suo confronto con opere letterarie e voci di ogni tempo: la vetrina al centro è ispirata al testo “Il luogo solitario” dello scrittore francese Roussel, opera dai forti contenuti surrealisti, mentre i tre dipinti alle pareti richiamano al romanzo “Finnegans Wake” di James Joyce e al mito greco della vicenda d’amore tra Zeus e la ninfa Cinara. Sono lavori complessi e non di facile interpretazione, anche perché l’autore ha volutamente scelto di misurarsi con opere non troppo note della letteratura antica e moderna, cercando di catturare da ciascuna di esse l’essenza attraverso l’espressione visiva.

Si accede poi alla sala dei “dipinti irradiati”, intensa e spettacolare installazione immersiva composta da sessanta opere di diverso formato, eseguite in un periodo che abbraccia gli ultimi quarant’anni della carriera artistica di Kiefer.

L’installazione occupa l’intera sala, dalle pareti al soffitto, e può essere vista anche attraverso i due grandi specchi a forma di tavolo posti al centro dell’ambiente, che invitano il visitatore a immergersi nell’arte stratificata e totalizzante dell’autore tedesco.

Obiettivo è coinvolgere lo spettatore in una dimensione evocativa e invitarlo a una riflessione sulla fragilità della vita e sulla natura trasformativa dell’arte: non a caso, sempre secondo Kiefer, “la distruzione è un mezzo per fare arte”, che in questo suo continuo mutare assurge a metafora del continuo trasformarsi della vita e del suo perpetuo circolo di creazione e distruzione.

Quest’ultimo tema è esplicitato anche nell’opera successiva, “Il giardino dei filosofi”: in questo dipinto un girasole cresce dall’ombelico dell’artista disteso a terra in una posizione yoga, suggerendo un percorso iniziatico per comprendere che si è parte di un processo di trasformazione e che l’uomo è parte integrante della natura.

Sono presenti anche tre sculture in gesso e resina, “riletture” in chiave simbolica di figure del mito classico come la ninfa Dafne (che al posto della testa ha un albero di alloro, pianta nella quale venne trasformata secondo la leggenda riferita dalle Metamorfosi di Ovidio), la dea greca della vendetta Nemesi (qui la testa è sostituita da un masso) e la Maria citata nel Cantico di Cantici (qui la testa è sostituita da una “turris eburnea” o una torre d’avorio, espressione citata per la prima volta proprio in quest’opera).

Nell’ultima sala la mostra si chiude tornando alle radici dell’opera di Kiefer con quattro fotografie delle serie denominata “occupazioni e simboli eroici”. Nel 1969, ancora studente all’accademia di Belle Arti di Karlsruhe, Kiefer si fece fotografare in varie località europee mentre, indossando l’uniforme da ufficiale dell’esercito tedesco del padre, emula il saluto nazista. Un gesto provocatorio e di sfida ma che in realtà voleva esplorare l’identità e la cultura proprie dell’intero popolo tedesco, guardando indietro senza censure e senza giustificazioni a quello che era stato il recente passato della Germania.

Per richiamare il crepuscolo della storia e della cultura rappresentato dal nazismo la precarietà della vita umana e la transitorietà del tempo, la mostra si conclude con i versi della poesia “Ed è subito sera” di Salvatore Quasimodo, che l’artista ha tracciato su una parete vuota della sala. E in effetti non pochi sono i punti di raccordo tra l’artista tedesco e il grande poeta siciliano, principale esponente dell’Ermetismo, esprimendo entrambi concetti come la solitudine, la lotta per una felicità fugace, il soccombere della morte: temi legati sia alle tragedie della storia, sia alla condizione esistenziale degli esseri umani. Perché gli angeli caduti evocati già dal titolo della mostra non sono creature astratte e metafisiche, ma siamo proprio noi uomini.

La mostra di Kiefer a Palazzo Strozzi resterà aperta al pubblico fino al prossimo 21 luglio. Si consiglia a tutti i visitatori prima di effettuare la visita di munirsi del libretto esplicativo disponibile gratuitamente all’ingresso della prima sala o di utilizzare un’audioguida per poter apprezzare e comprendere al meglio le opere e le installazioni presenti nel percorso espositivo.

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