sabato, Aprile 27, 2024

La chiesa dei SS. Prospero e Filippo, gioiello del Barocco pistoiese

PISTOIA – Un piccolo scrigno di storia e d’arte nel cuore del centro storico di Pistoia, che nasconde al suo interno stupendi affreschi dell’età barocca.

In occasione delle Giornate FAI di Primavera i volontari della sezione di Pistoia dell’associazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e ambientale del nostro Paese hanno organizzato visite guidate all’interno della chiesa dei SS. Prospero e Filippo Neri, oggi inglobata all’interno dell’edificio della Biblioteca Fabroniana e posta all’incrocio tra via Abbi Pazienza, via Curtatone e Montanara e via Bozzi.

L’interno con la volta affrescata in stile barocco della chiesa pistoiese dei santi Prospero e Filippo Neri (fotografie di Andrea Capecchi)

Pur essendo aperta al culto, la chiesa è accessibile di rado e in orari limitati solo alle funzioni religiose; per questa ragione .la visita condotta dalle guide del FAI acquista una rilevanza particolare perché ci permette di accedere in uno spazio poco frequentato e poco conosciuto dagli stessi pistoiesi, e ci dà l’opportunità di conoscere la storia secolare e le bellezze artistiche e architettoniche custodite da questo edificio.

Nonostante l’aspetto attuale risalga alle ultime sistemazioni di fine Settecento, le origini della chiesa risalgono al XII secolo, quando è attestata l’esistenza di una pieve suburbana situata poco fuori l’angolo nord-ovest della prima cerchia muraria della Pistoia medievale.

Si trattava, con tutta probabilità, di una chiesa abbaziale dedicata a San Prospero e affidata ai monaci dell’ordine benedettino, dalla struttura rettangolare molto semplice e di dimensioni ridotte, che subì un primo ampliamento nel corso del Trecento a seguito della costruzione delle nuove mura e dell’ingresso della chiesa nell’area urbana. Guardando la facciata della chiesa dalla piazzetta prospiciente, ancora oggi si possono notare alcune tracce in pietra bianca e nera di una bifora, appartenente al primitivo edificio eretto in stile romanico.

La facciata principale della chiesa lungo via Bozzi, con alcune tracce della preesistente facciata romanica

Accompagnati dalla guida varchiamo la porta d’ingresso e subito restiamo affascinati nel posare lo sguardo sullo stupendo interno, con la volta a botte completamente affrescata a colori tenui, che creano un bel contesto cromatico con il grigio scuro degli altari e delle pareti. È questo il risultato di successivi rifacimenti e interventi che la chiesa registrò nei secoli successivi, e che portarono alla cancellazione dell’impianto medievale: in particolare l’edificio sacro fu aggiornato stilisticamente dal 1623 grazie all’intervento del mecenate Girolamo Rospigliosi e seguendo il disegno dell’architetto e scultore Leonardo Marcacci, che conferì alla chiesa connotazioni tardomanieristiche.

L’aula fu divisa in quattro campate voltate a botte, il presbiterio fu rialzato e separato dal resto della chiesa mediante un arco trionfale fiancheggiato da due piccole arcate, mentre l’area presbiteriale venne sormontata da una cupola centrale che coronava il sottostante altare maggiore. Fu inoltre realizzato un ampio coro ottagonale posteriore all’altare e due vani ricavati entro il perimetro della chiesa per andare a richiamare la forma della Croce. L’interno in questo periodo venne decorato e arricchito da confessionali in legno e da quattro altari laterali sormontati da pale che raffigurano scene della Passione di Cristo, affiancati lungo le pareti da dipinti ispirati a scene della vita di San Filippo Neri.

Proprio questo santo diviene dal 1667 contitolare della chiesa, in concomitanza con l’affidamento della stessa all’ordine dei padri oratoriani di San Filippo, che si fecero promotori di una vivace opera di restauro dell’edificio.

Gli affreschi della volta

Nel 1722 avviene una nuova svolta, con l’inizio della fabbrica dell’attigua Biblioteca Fabroniana: si decide allora di inglobare la chiesa all’interno del palazzo, con la costruzione di un piano superiore e il rifacimento delle due facciate, quella principale su via Bozzi e quella laterale del fianco meridionale al termine di via Curtatone.

Ma gli interventi non si fermano qui, perché alcuni anni dopo, nel 1730, i padri oratoriani decidono di avviare la decorazione dell’intera volta con gli affreschi di Giovan Domenico Ferretti e Lorenzo del Moro, due tra i più significativi artisti dell’età barocca che operarono a Pistoia alla metà del Settecento.

Le immagini parlano più delle parole: è sufficiente alzare lo sguardo in direzione della volta e restare ammaliati da questo mondo turbinante di angeli e santi nella volta celeste dei beati, secondo un programma iconografico che doveva celebrare le virtù di San Filippo e della sua Chiesa, con temi legati alle opere di carità, alla predicazione liturgica, all’evangelizzazione, alla direzione spirituale e all’educazione dei giovani.

Come è proprio dello stile barocco, che vuole proprio suscitare “meraviglia e stupore” nell’osservatore, le figure sembrano accalcarsi e affollarsi, dando vita a scene di grande impatto visivo e di spiccata ricchezza e varietà di personaggi.

La “falsa finestra” dipinta sulla parete settentrionale del coro

La visita dell’interno termina nel presbiterio da cui è possibile ammirare la cupola decorata da Ferretti con i quattro evangelisti nei pennacchi, mentre la volta del coro raffigura Cristo in gloria tra angeli e santi. Ultima “chicca” prima di lasciare la chiesa, le due “false finestre” sulla parete settentrionale del coro: si tratta di due riquadri murati, sui quali però sono state dipinte delle finestre aperte su un giardino, che danno all’osservatore l’illusione di potersi “aprire” verso l’esterno, mentre al di là c’è solo il muro della Fabroniana.

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