sabato, Aprile 27, 2024

Quale verde in quale città, le scelte ai minimi termini

di Marco Cei

PISTOIA – Pistoia è considerata e conosciuta come la città delle piante ma, come purtroppo è possibile constatare, non è invece molto ricca di parchi, di giardini e di verde urbano in generale. La valutazione annuale del Sole 24ore sulla qualità della vita, per quanto suscettibile di limitazioni e di accuse di discrezionalità nella scelta dei parametri, è comunque un segnale importante che ci deve far pensare a quale città abbiamo oggi e quale invece vorremmo. Nella suddetta pagella Pistoia galleggia a metà classifica nelle voci legate a lavoro, ricchezza e cultura, mentre precipita in quelle sulla vecchiaia e ancora peggio nell’ambiente.

Le nostre principali aree verdi urbane sono in gran parte eredità della città di metà Novecento (Piazza d’Armi, Monteoliveto) se non molto più antiche (Parco Puccini, Piazza Mazzini, Arcadia). Le nuove realizzazioni sono rarissime e, per questo motivo, dovremmo essere molto esigenti su come vengono declinate nella realtà. Qualche tempo fa, sempre su Report, portavo il caso del nuovo giardino di Palazzo Fabroni e di come si sia rivelato una ennesima occasione persa, perlomeno quella di avere un vero giardino, seppure dimensionalmente limitato.

La riqualificazione del comparto di San Lorenzo rientra in questo quadro ed è di strettissima attualità, in quanto i suoi lavori sono cominciati proprio in questi giorni, con grandi proteste da parte di molti cittadini, legate all’abbattimento preventivo della dozzina di pini domestici residui, per fare posto alla nuova sistemazione.

L’abbattimento degli alberi in piazza San Lorenzo

Altri contributi su questo giornale si sono concentrati sul numero e sulla tipologia di alberi e di piante presenti nel progetto, paventando fallimenti e scarse probabilità di riuscita. Il mio intervento, invece, vorrebbe porre l’attenzione a un livello diverso, quello di strategia urbana che delinei una nuovo modello di città, temi peraltro accennati da un piccolo intervento di Tina Nuti dell’estate scorsa (https://www.reportpistoia.com/istat-pistoia-terzultima-in-toscana-per-il-verde-urbano/) che enumerava alcuni casi esemplari (Vicofaro, area ex Pallavicini, San Lorenzo stesso), di grande impatto territoriale, ma in cui il verde e l’ambiente in un’ottica più vasta non erano stati tenuti in sufficiente considerazione.

Sempre su Report, in un capitolo dell’Abbecedario Verde, alla lettera N come NBS (come imparare dalla natura:https://www.reportpistoia.com/abbecedario-verde-n-come-nbs-nature-based-solutions/), ho descritto queste soluzioni basate sulla natura derivate dal mondo naturale, e quale efficacia possono avere nel contrasto al cambiamento climatico e ai suoi rischi ambientali. Esse non sono semplici accorgimenti tecnici con cui realizzare gli interventi urbani, come fossero solamente materiali più naturali con cui fare le stesse cose, ma capovolgono le logiche e le dinamiche profonde dei nuovi manufatti. Per esempio, i cosiddetti “Rain Garden” non sono semplici sistemazioni ornamentali di aree depresse usando piante da ambienti umidi, ma possono funzionare da piccole casse di laminazione in cui convogliare gli eccessi idrici e, opportunamente configurati, anche da zone di ricarica della prima falda freatica. Cioè le NBS, se ben realizzate, migliorano le condizioni ambientali della città, sempre più stressata e a rischio.

Traducendo nel concreto queste potenzialità ancora poco conosciute e praticate (almeno qui da noi), è possibile immaginare soluzioni che non si “accontentino” di non peggiorare la situazione esistente ma che incidano prepotentemente sui vari ambienti: la scelta di creare un piccolo bosco di Gingko biloba in piazza San Bartolomeo, lodevole idea che ha dovuto lottare contro le resistenze della Soprintendenza che in linea di principio non vuole stravolgimenti dell’aspetto ormai assestato delle città storiche, si è limitata a inserire gli alberetti in piccole buchette collegate da inserti lapidei parzialmente permeabili; si è optato cioè per impatti e trasformazioni ai minimi termini, quando invece ogni occasione deve essere sfruttata per intervenire strutturalmente sui problemi e le carenze della città: mitigazione del microclima (isola di calore), riduzione dell’inquinamento atmosferico, potenziamento di natura e biodiversità, riduzione delle superfici impermeabilizzate, riduzione del deflusso superficiale delle acque (run-off), ricarica della falda freatica, riduzione dell’inquinamento acustico, miglioramento della qualità sociale della vita.

I lavori in piazza San Bartolomeo

È necessario che ogni singolo progetto urbano del futuro venga svolto obbligatoriamente per raggiungere un sostanziale miglioramento dell’ambiente, perché la transizione ecologica, come stiamo verificando ogni giorno, non è gratis, ma va perseguita in ogni passo, grande o piccolo, della nostra vita. Questo vale per il minuscolo caso di San Bartolomeo, purtroppo ormai finito, ma soprattutto per quelli molto più corposi e impattanti citati da Tina Nuti (RSA di Vicofaro, Palazzetto nell’area ex Pallavicini, piazza San Lorenzo), in via di realizzazione (perché non valutare delle possibili varianti in corso d’opera?) e, ancora di più, per tutti quelli futuri.

Dobbiamo esigere un nuovo coraggio, da cittadini di Pistoia e del mondo.

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