domenica, Aprile 28, 2024

Il fumetto si tinge di giallo: intervista a Claudio Nizzi, “padre” di Tex

PISTOIA – Presentato da Roberto Guarino, nella sala Terzani della biblioteca San Giorgio, Claudio Nizzi, noto per aver portato delle pennellate di giallo nelle storie western di Tex, chiude il Festival del Giallo di quest’anno.

Per chi non lo conoscesse ancora, Nizzi, classe 1938, è il decano degli sceneggiatori italiani, forse il più grande fra i viventi. La sua presenza come ospite al Festival è stata l’occasione per rivolgergli direttamente alcune domande.

Lo sceneggiatore e fumettista Claudio Nizzi, ospite a Pistoia al Festival del Giallo (foto di Stefano Di Cecio)

Nella sua lunga, sessantennale carriera, quali sono le cose che ricorda più volentieri d’aver fatto?

A dire la verità sono molte, sono molto legato ai personaggi che facevo per “Il Giornalino”, tipo Larry Yuma, Capitan Erik, il Tenente Marlo… ne ho fatti tanti. Poi per Bonelli editore ho fatto Tex per una vita, anzi lo faccio tuttora anche se smetterò per incomprensioni con gli attuali gestori della serie.

Poi ho fatto Nick Raider e sono molto affezionato a Leo Pulp di cui purtroppo ne sono usciti solo tre albi, era un noir umoristico disegnato da Massimo Bonfatti che facevo molto volentieri ma Bonfatti era lento nel disegnare, troppo lento e non assicurava l’uscita delle tavole, quindi Bonelli si stancò e lo chiuse.

La mia bibliografia è lunghissima almeno qualche decina di pagine, ho detto solo il minimo indispensabile.

A che età ha cominciato a disegnare fumetti?

A 21 anni con alcune novelle pubblicate su il Vittorioso, dopo un po’ il direttore mi disse: “ma perché non provi a scrivere fumetti?”. “Non li ho mai fatti”, risposi, “non so come si fa”, lui mi dette una sceneggiatura di una storia che aveva sulla scrivania. Quella fu la mia scuola di fumetto. Bastava avere le idee, poi il modo di esporle è molto chiaro, molto facile da imparare.

De Il Giornalino degli anni 70 mi ricordo le storie del Commissario Spada.

Quel personaggio lo faceva un mio amico, fece una storia sul terrorismo italiano proprio nel momento in cui il terrorismo c’era davvero.

De Luca (il disegnatore) abitava non lontano dal luogo dove fu rapito Moro, tanto per parlare delle coincidenze che a volte avvengono. Questo veniva pubblicato su Il Giornalino (Edizioni Paoline) che era in fondo un giornalino dei preti, mentre altre riviste più togate non affrontavano nemmeno l’argomento.

Il Giornalino aveva ereditato tutto lo staff del Vittorioso che aveva creato una scuola di fumetto italiano e pubblicava solo fumetti italiani e creò una serie di disegnatori che rappresentarono le colonne del settore per tanti anni, come Caprioli, De Luca, Giovannini, Polese e tanti altri.

Related Articles

Rispondi

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome



ULTIMI ARTICOLI