sabato, Aprile 27, 2024

Al Korea Film Fest l’attore Lee Byung-Hun, tra i protagonisti di “Squid Game”

FIRENZE – Finalmente a Firenze l’attore Lee Byung-Hun, uno dei più famosi in patria, a cui è stato dedicato un omaggio programmando al Festival una retrospettiva di sette film compreso quello di apertura, Concrete Utopia.

L’attesa per averlo ospite è durata molto tempo, ma Firenze è la città che preferisce in assoluto e conosceva il festival da più di dieci anni.

L’attore coreano Lee Byung-Hun e alcuni momenti dell’incontro con la stampa al Korea Film Fest (fotografie di Stefano Di Cecio)

“Prepararsi ad un personaggio è un processo che si applica per tutti i film – dice – il percorso è abbastanza doloroso perché legato alla fatica, alla frustrazione della creazione. Penso però di averlo affrontato in maniera serena. La recitazione, non è mai tempo perso, bisogna osservare, farsi delle domande, attendere, tutto contribuisce a formare il background su cui basare le proprie capacità recitative. Incoraggio a non perdersi d’animo”.

“Non possiamo non citare lo sviluppo e la crescita delle piattaforme durante la pandemia, grazie al quale una singola persona oggi può vedere tanti contenuti, anche più di prima, in Corea come nel resto del mondo”. Così la star del cinema coreano, Lee Byung-hun, attore in oltre 20 film riferendosi al successo globale della serie tv Squid Game dove è uno dei protagonisti.

“Durante il periodo di pandemia, ci sono stati sicuramente tanti elementi del cinema che sono andati persi, come la presenza fisica in sala. Ad esempio in Corea o sei campione di incassi o rischi di non essere conosciuto e andare in rosso. Le piattaforme streaming hanno avuto un’influenza molto importante. Il cinema, inteso come quello in sala sta tornando e questo mix è un buona strada. Non si può negare che grazie alla piattaforma ci sia molta più espansione di contenuti e tecniche, che sia un elemento per il quale un film può avere riscontro globalmente”.

Riguardo al cinema italiano l’attore ha poi detto che “Nuovo cinema Paradiso” è uno dei film che lo ha influenzato insieme a “La vita è bella”.

“Rispetto a produzioni americane – ha spiegato Lee Byung-Hun – ritengo che il cinema coreano sia più flessibile, coraggioso e sperimentale. Non ha paura dei cambiamenti: se durante le riprese emerge un’idea nuova si può lavorarci ed inserirla velocemente, nei film americani tutto dev’essere programmato in anticipo.”

Sul rapporto con la Corea del Nord non crede che la divisione delle due Coree si ripercuota nel mondo del cinema coreano. “Mi verrebbe da dire – dice – che nel nostro cinema questo tema è diventato quasi una categoria: ci sono tantissime produzioni che parlano della nostra divisione, ma che vanno oltre, dal romance alle storie d’amicizia. Abbiamo un’opportunità, quella di poter raccontare le due Coree con produzioni cinematografiche di vario tipo”.

In ultimo, una battuta se esiste il tema del conflitto di classe nei film coreani (come, ad esempio, nel premio Oscar “Parasite”). “A livello globale, credo che sia un argomento che può essere condiviso in tutto il mondo, un tema ricorrente, non solo nei confini coreani. Per quanto mi riguarda il tema più importante è l’attenzione all’umanità, andare a indagare, farsi delle domande su come può essere una persona, come funziona la sua vita”.

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