sabato, Aprile 27, 2024

Ricordo di Elettra Giaconi, un’insegnante vera

di Mauro Matteucci*

PISTOIA – Voglio ricordare, nell’anniversario della sua scomparsa, con particolare gratitudine la professoressa Elettra Giaconi, che molto ha dato non solo alle nostre comunità di Vicofaro e di Ramini, ma alla città di Pistoia con il suo impegno nell’insegnamento, nella ricerca e, fino agli ultimi anni, nel servizio sociale soprattutto verso i più bisognosi.

Elettra Giaconi

Credo che molti dei suoi studenti ricordino ancora oggi il suo instancabile lavoro nel liceo “Amedeo d’Aosta”, nel quale insegnò per tanti anni. Così svolse con acume rigoroso e tenacia la sua attività di ricercatrice – legata alla laurea in storia medievale – pubblicando numerosi volumi su edifici e aspetti della vita religiosa nella nostra città: sarebbe lungo elencarli, ma voglio sottolineare in particolare la sua conoscenza, quasi unica, del convento di san Domenico di Pistoia, collaborando assiduamente alla pubblicazione della rivista Memorie domenicane, per la quale produsse monografie, saggi e recensioni.

Ma desidero ricordare con personale commozione il libro autobiografico A cena col colonnello, Racconti di una guerra piccola piccola, in cui rievoca episodi vissuti dalla sua famiglia sfollata da Livorno durante il secondo conflitto mondiale e arrivata a Pistoia dopo aver girovagato in varie città. Ricordo che mi regalò il libro, che lessi con profondo interesse, quando cominciammo, entrambi in pensione, a lavorare insieme sia nell’insegnamento della lingua italiana ai migranti sia nelle esperienze di scuola attiva durante l’estate e di doposcuola con i bambini di Ramini, una delle parrocchie di don Massimo Biancalani, con il quale avrebbe attivamente collaborato anche nel servizio di Caritas a Vicofaro.

Fu proprio durante queste esperienze condivise che potei ammirare il suo rigore professionale e educativo insieme all’attenzione umana nell’insegnare sia ai bambini che ai migranti: per lei, la cultura non era un possesso quasi geloso e narcisistico, come quello di tanti intellettuali chiusi in una conventicola – come ha denunciato don Lorenzo Milani – ma qualcosa da comunicare a chi ne era deprivato soprattutto per le origini sociali.

Per ricordare il suo valore e il suo impegno, non posso trovare parole più adatte di quelle del grande scrittore Albert Camus: «Ho cercato in particolare di rispettare le parole che scrivevo, giacché, per mezzo di esse, rispettavo coloro che le potevano leggere e che non volevo ingannare. (…) Dai miei primi articoli fino al mio ultimo libro io ho tanto, e forse troppo scritto, solo perché non posso fare a meno di partecipare alla vita di tutti i giorni e di schierarmi dalla parte di coloro chiunque essi siano, che vengono umiliati e offesi. (…) Mi pare che non si possa sopportare quest’idea, e colui che non può sopportarla non può neppure addormentarsi in una torre. Non per virtù, ma per una sorte di intolleranza quasi organica, che si prova o non si prova. Da parte mia ne vedo molti che non la provano, ma non posso invidiare il loro sonno».

*Amico e collega di Elettra

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